Intervista esclusiva. Prima giocatore, poi allenatore di femminile e maschile: il basket a 360 gradi di Carlo Corradini
Carlo Corradini si racconta per la prima volta dal suo arrivo a Pieve di Soligo, pronto a vivere la prossima C Silver
Il primo e nuovo volto di quest’anno è l’assistente della GD Dorigo Carlo Corradini. Davide Brecciaroli avrà, quindi, al suo fianco un volto noto, con cui ha condiviso delle esperienze in passato.
Una carriera da giocatore in Serie C nel confine tra Veneto e Friuli, poi in provincia di Pordenone come allenatore di pallacanestro femminile e maschile. Una new entry che porterà grande esperienza.
Portogruaro, Sandonà, San Vito al Tagliamento, Spilimbergo e Fontanafredda: coach, qual era il tuo rapporto con il campo quand’eri un giocatore?
Partiamo con il dire che chiaramente, come tutti, ho incominciato con il calcio. Solo in un secondo momento ho scoperto – e amato – il basket. Nasco nelle giovanili di Portogruaro, ma qui c’era un buco generazionale, per cui facevo su e giù con il treno per Sandonà. Giocavo da 3 o da 4, poi, con gli anni, mi sono sempre più avvicinato al canestro, per via del fisico. Non sono mai stato un gran tiratore, ma mi piaceva arrivare a rimorchio e sparare da tre. Quando c’era da metterla, la mettevo.
E che stagioni ricordi con piacere?
Con i cadetti, a Sandonà, siamo arrivati noni alle finali nazionali. Battevamo tutti: Benetton Treviso, Bears Mestre. Abbiamo fatto l’interzona a Loano, poi le finali a Catania, ma lì c’erano squadre fuori dalla nostra portata.
E negli anni da senior?
Mi piace ricordare con piacere il primo anno a San Vito, il 2002/03, con Brecciaroli. Era la mia prima stagione in quella società e nessuno mi conosceva, per cui non c’erano aspettative. Non abbiamo mai perso. Poi l’annata 2006/07, con Spilimbergo. Abbiamo fatto la promozione da C Silver a C Gold. Una stupenda stagione, ci allenavamo in 8, nessuno di noi si è mai rotto, non ci tiravamo mai indietro. Un grande gruppo.
Per ogni sportivo c’è sempre un momento in cui bisogna dire stop al gioco, ma per ognuno c’è un perché diverso. Qual è stato il tuo?
Ho smesso per le ginocchia, avevo già fatto quattro artroscopie. In più avevo capito che di basket non potevo vivere, quindi ho deciso di fermarmi, ma mi allenavo sempre.
E quindi hai deciso di indossare la divisa del boss della panchina.
Sì, ho iniziato a Pordenone, ma con il femminile, perché nel maschile non c’era posto. Avevo un gruppo con il Sistema Rosa e il primo anno ci siamo subito tolti delle gran soddisfazioni: finali nazionali in Toscana con un team U16.
Poi l’occasione con il maschile.
Sono rimasto tre anni a Pordenone con l’Under 18 e la prima squadra, poi sono ripartito a Porcia con un U15 fino all’U18 e Villotta in Promozione.
(coach del settore giovanile di Aviano)
Che differenze hai notato nel basket tra i due sessi?
C’è una dinamicità del gioco differente: il femminile è più incentrato sulla tecnica, c’è da fare ancora un passo per esser veloci come nel maschile.
Adesso il Basket Pieve, con Davide Brecciaroli: come lo conosci?
Io e lui, come dicevo prima, ci siamo incontrati per la prima volta nel 2002/03, per cui sono 18 anni che ci frequentiamo e ci scontriamo, sia da giocatori che da allenatori, solo che lui ha sempre avuto la fortuna di avere squadre forti, io delle miniere da esplorare (ride). Comunque di lui apprezzo molto la sua determinazione, che è importantissima. Poi è uno che studia, studia tantissimo il gioco.
Hai assistito a qualche allenamento per conoscere e cimentarti nella nostra realtà: cosa ne pensi del Basket Pieve?
Diciamo che prima non lo conoscevo molto, ma ne sono venuto a conoscenza grazie a un mio amico ed ex primo allenatore della Serie C biancoblù: Manuel Pennazzato (head coach GD Dorigo BP94 nella stagione 2019/20, ndr). Prima di ciò avevo letto solo delle cose sul giornale. Poi qualche anni fa ero passato al palazzetto con mio figlio, per un torneo di minibasket. Ho pensato subito che era davvero un campo da gioco bellissimo. Però prima avevo il punto di vista di un genitore.
Ed ora?
Ho capito diverse cose. Ho scoperto la professionalità dei due Cesca (Rino, il presidente, e il figlio Carlo, Team Manager della prima squadra, ndr) e di Glauco (Zuan, vice presidente BP94, ndr). Altrove ce n’è molta meno. Poi la struttura del palazzetto è unica: il campo, la sala riunioni, è una bella esperienza, mi può migliorare.
Secondo te qual è il primo valore da trasmettere in quanto allenatore ai tuoi atleti?
Il valore del gruppo. Così, nei momenti di difficoltà, emerge quello, e non il valore dei singoli.
Come vedi i ragazzi quest’anno?
Sono un bel gruppo, competitivo, di alto livello rispetto a quello che ci potrebbe essere altrove nel campionato. Il gruppo fuori dal campo è speciale, però devono fare più team anche in campo, perché è quello che manca. Ma ci lavoreremo.
(ultimo a destra)
E la massima ambizione che quest’anno può avere la nostra squadra?
Arrivare ai playoff e portare a termine quello che è l’obiettivo della società: andare su. Magari non in un anno, probabilmente in due. Anche perché il sistema di gioco di Davide è dinamico, i ragazzi devono entrarci nelle letture e con la testa.
Ora l’appuntamento è il 23 agosto, quando staff e atleti si ritroveranno al Palazzetto di Pieve di Soligo per l’inizio della stagione sportiva, sotto la guida di coach Davide Brecciaroli e Carlo Corradini.
(Intervista raccolta da Luca Verlato © www.basketpieve94.it)